Come da programma del 7 Memorial Marco Salmeri, la due giorni di sport, spettacolo e cultura si è chiusa con lo spettacolo teatrale di Gianfranco Jannuzzo. Diciamo subito che il pubblico milazzese ha risposto alla grande, assicurando non solo la numerosa presenza nella vasta platea del Teatro del Castello di Milazzo, ma ha anche colto attraverso gli applausi e i numerosi consensi, l’essenza di uno spettacolo che ha saputo far ridere, riflettere, divertire e in alcuni momenti anche commuovere. Si, perché i vari dialetti d’Italia portati sul palco da Jannuzzo con l’intento di farti scompisciare dalle risate a crepapelle, si sono intersecati ai temi legati al mare come porta d’ingresso dei popoli che oggi, tuttavia, viene visto come nodo sociale che si sviluppa nella difficoltà di ospitalità. E mentre il pensiero va subito ai migranti morti in mare che si avventurano su barconi fatiscenti dentro i quali si racchiude la speranza di una vita migliore, Jannuzzo ci porta per mano sui concetti dell’amore verso la propria terra natia che non conosce distingui di nessun genere, ma si concretizza nelle radici che mai vengono rimossi dal tempo. Bella la similitudine con la sua Agrigento e la sua grande storia in cui ci siamo visti tutti noi che in altre città d’Italia siamo nati. Un legame indissolubile di appartenenza alla propria terra che unisce Nord e Sud in un unicum di abbracci. Ecco, questa è l’essenza del Recital di Gianfranco Jannuzzo, attore eclettico nato dalla scuola di Gigi Proietti, dal quale ha appreso l’enorme capacità di vivere il teatro come interprete dei sentimenti che si sviluppano attraverso l’empatia con il pubblico. Tutto questo è successo al Castello di Milazzo in una notte di teatro importante, sotto il cielo stellato e un panorama da mozzafiato.
Salvino Cavallaro